Nella sua esposizione al 3º Seminario Internazionale di Riflessione e Analisi “…pianeta terra: movimenti anti-sistemici…”, Jérôme Baschet, storico, professore della UNACH e studioso del movimento Zapatista, ha ricordato Andrés Aubry, precursore di questi incontri scomparso nel 2007, che come pochi sarebbe stato capace di ascoltare e comprendere umilmente il silenzio Zapatista.
Baschet ha espresso alcune idee sulla possibilità’ di creare altri mondi, che possano crescere e consolidarsi come alternative al capitalismo.
Nel contesto della crisi del capitalismo iniziata nel 2007, passa per la creazione di spazi liberati che permettono la messa in pratica di condotte alternative di genere, il principio di proporzionalità’ e l’armonia con la natura.
Possono essere spazi che si propongono di superare le contraddizioni interne di molti dei movimenti antisistemici, le lotte interne di potere ed ego, e immaginare nuove soggettività non competitive.
Per il momento, molti spazi liberati non sono nella condizione per essere “puri”, in quanto dipendono da canali di produzione e distribuzione capitalisti. Questi spazi – suggerisce Baschet – dovrebbero riconsiderare l’idea di appropriarsi dei mezzi di produzione.
Secondo Baschet, il movimento Zapatista è l’esempio planetario più importante di spazio liberato. L’autonomia Zapatista non si potrebbe costruire senza l’appropriazione dei mezzi di produzione, che in questo contesto sono rappresentati dalla terra e il territorio. Inoltre lo zapatismo ha accresciuto la sua autonomia grazie al fare educazione, produzione, commercializzazione, sanità, governo, etc. etc.
La devastazione ecologica, amplificata dal capitalismo selvaggio, può essere un elemento aggiuntivo – insieme alla creazione ed espansione di spazi liberati – affinché altri mondi possibili possano consolidarsi. La sfida consiste nell’allearsi con la Madre Terra, la cui ira potrebbe porre fine al capitalismo, ma anche alla specie umana.
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